Friday, April 11, 2014

Musica e traduzione: espedienti impiegati

Nel post precedente abbiamo visto la figura poco nota del paroliere-traduttore e le difficoltà che incontra nel suo arduo compito di tradurre una canzone da una lingua a un'altra. Oggi vi propongo qualche altro spezzone della tesi di Alessandra D'Amico dal titolo "La traduzione audiovisiva: il caso Disney", in cui si enumerano le tecniche e le strategie impiegate dai parolieri italiani per superare i numerosi ostacoli traduttivi derivanti dalle differenze di L1 ed L2, specialmente nella combinazione inglese-italiano.

(I paragrafi che seguono sono tratti dalla tesi di Alessandra D'Amico)

La caratteristica dell’inglese di avere così tante parole tronche consente una maggiore e più facile adattabilità delle parole inglesi alle melodie; in italiano invece queste parole tronche scarseggiano e quindi la nostra lingua risulta meno facilmente adattabile alle melodie. Ad esempio, le parole che potrebbero facilmente ricorrere nei testi musicali (vedi "live", "love", "give", "heart", "way", "look", "come", "go", "fall", "world", "day", "cry", "time", "when", "tell"... e potremmo continuare all'infinito) sono generalmente monosillabiche. Delle 15 parole sopra citate, solo una ("way") può corrispondere anche in italiano, a seconda del contesto, ad un monosillabo ("via"), mentre tutte le altre parole tradotte in italiano risulteranno formate da due o più sillabe (vi-ve-re, a-ma-re, da-re, ecc.).

Esistono [...] dei "sotterfugi" di cui i parolieri italiani si servono da tempo nella traduzione delle canzoni, espedienti che tuttavia non danno sempre esiti positivi. Tra questi ce ne sono principalmente due: il primo espediente è quello di utilizzare frequentemente le coniugazioni dei verbi del passato remoto e del futuro semplice alla terza persona (perché tronche) e il secondo espediente, nella peggiore delle ipotesi, è forzare un'apocope (cioè eliminare la vocale finale di una parola in modo che quest'ultima abbia una sillaba in meno).

I testi delle canzoni italiane del primo periodo Disney sono piene di finte tronche, come ad esempio "andiam, lavorar, riposar, par, buttar, scavar" (Biancaneve e i sette nani "Heigh Ho" - 1937), "far, scivolar, cuor" (Pinocchio "Fai una fischiatina" 1940), "comandan, ripeton, diam" (Cenerentola "Cenerella" 1950), "bastan, dimenticar, campar, fan, trovar, normal, mal" (Il libro della giungla "Lo stretto indispensabile") e tantissimi altri.

Questo fenomeno non si presenta nelle traduzioni francesi o spagnole, spiega Ernesto Brancucci, perché entrambe le lingue possiedono per natura moltissime parole tronche (tutti i verbi all'infinito e numerose coniugazioni, oltre a tantissimi vocaboli). Il maestro conclude affermando "se potessimo tradurre le canzoni Disney in lingua napoletana allora sarebbe tutto più facile"; il napoletano, infatti, fa largo uso di parole accentate sull'ultima sillaba.

[...]

Sebbene risulti estremamente difficile, il paroliere non solo deve riuscire a trasferire il significato generale della canzone, ma allo stesso tempo deve mantenere inalterato il numero di sillabe perché ciascuna corrisponde a una nota musicale ben precisa. Questo spiegherebbe il motivo di numerose scelte traduttive che, apparentemente, potrebbero risultare errate e poco fedeli al testo originale.

La traduzione della canzone è un settore davvero affascinate. Avete mai provato a tradurre i testi delle vostre canzoni preferite e metterli in metrica?

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